ЭПИСТОЛЯРИЯ ДЖУЗЕППА ДЖУСТИ, ЗАКАЗАННАЯ
ФРАССИ. Pubblicato per la prima volta per cura di Giovanni
Frassi, intimo amico del poeta, nel 1859, l'"Epistolario" di
Giuseppe Giusti segue da vicino la vita del poeta. Il Giusti fu in
rapporti di intima amicizia con uomini che ebbero una parte
notevole o eminante nella storia civile e letteraria d'Italia nel
periodo del Risorgimento; egli sentì fortemente l'amicizia, e il
suo animo naturalmente chiuso e ombroso si apriva con quelli in
confidenze, sfoghi, conversazioni letterarie e politiche, che
recano lume sul suo carattere, sulle sue pene interiori,
sugl'intenti e il travaglio di elaborazione della sua poesia,
nonché sulle condizioni politiche e letterarie della Toscana fra il
1835 e il 1848. Questa parte, che senza dubbio è la più importante
dell'"Epistolario", può dividersi in due grandi gruppi, che
corrispondono alle due fasi della sua maturità. Il primo gruppo
comprende la corrispondenza con quello che si potrebbe chiamare "il
cenacolo di Pisa", cioè la cerchia di amici cominciata a comporsi
al tempo spensierato dello studentato in quella università, poi
allargatosi con altri, pisani o livornesi, o residenti in quelle
due città. Sono gli amici del primo tempo, la cui immagine si lega
ai ricordi della "baraonda tanto gioconda": con essi il poeta ha
accenti di abbandono e di tenerezza a lui non comuni, e di essi
egli risentì fortemente in quel tempo l'influsso in materia
politica. Questo circolo pisano-livornese era, secondo lo spirito
prevalente del paese, di tendenza radicale e anticlericale: a esso
appartengono, primi in ordine di tempo, quel Frassi che fu poi il
primo editore dell'epistolario, a cui premise un'affettuosa
biografia piena di ricordi personali, ed Enrico Mayer, l'eminente
pedagogista, in politica mazziniano, che esercitò una notevole
influenza in quegli anni sullo spirito dell'amico. In casa Mayer il
Giusti ebbe occasione di conoscere quasi tutta la democrazia
toscana, e contrasse in mezzo a questa nuove amicizie: i due
fratelli Orlandini, Atto Vannucci, Giuseppe Montanelli, il
Guerrazzi. Questi gli aprirono le porte presso il Giordani e G.B.
Niccolini, a Firenze. Ma intorno al 1840 altre influenze si
mescolarono prima a quelle del cenacolo pisano, poi sottentrarono a
esse con l'andare del tempo e col rapido maturare degli avvenimenti
politici. Il nuovo gruppo di amici può chiamarsi cenacolo
manzoniano, perché, facendo centro in Alessandro Manzoni, è
costituito di parenti e amici di lui: i due generi Massimo
d'Azeglio e Giovan Battista Giorgini e la signora Giorgini, cioè
Vittoria Manzoni, Tommaso Grossi ecc. Alle influenze
liberali-moderate manzoniane si aggiunsero negli ultimi anni quelle
di tendenza anche più conservatrice di Gino Capponi; sicché allo
scoppio della crisi rivoluzionaria (1848-1849) il Giusti si trovò
quasi all'estremo opposto del punto da cui era partito
(...).